SHAKESPEARE: Calibano e la musica

Calibano. Cannibale. Calibano, uno schiavo selvaggio e deforme. Sembra tutto molto oscuro, abbastanza malvagio e le domande sul comportamento di Calibano rimangono aperte: cerca di violentare Miranda, partecipa alla ribellione, alla rivolta dei lavoratori; si unisce a Trinculo e Stefano in un complotto contro la corte.

Ma egli recita così:

“Padrone, non dovete avere paura.
L’isola è piena di questi sussurri,
di dolci suoni, rumori, armonie,
che non fanno alcun male, anzi dilettano.
A volte son migliaia di strumenti
che vibrando mi ronzan negli orecchi;
altre volte son voci così soavi,
che se ascoltate dopo un lungo sonno,
m’inducono di nuovo ad assopirmi;
e allora, in sogno, sembra che le nubi
si spalanchino e scoprano tesori
pronti a piovermi addosso, ed io mi sveglio
col desiderio di sognare ancora.

Stefano e Trinculo, i personaggi ribelli di classe inferiore, parlano sempre in prosa. La prosa è la lingua della gente comune. Il verso, invece, è tradizionalmente associato alle classi superiori. Non ci si aspetta di sentire Calibano lo schiavo parlare in versi – troppo lontani da lui; e di certo, non ci aspettiamo di sentirlo recitare i versi poetici più belli di tutta La Tempesta: questi versi sono musicali e si riferiscono proprio alla capacità dell’uomo di sentire la musica. Lo scambio di questa battuta avviene quando Ariel, lo spirito dell’isola, sta creando una musica eterea ed ultraterrena. Che cosa significa la musica per il pubblico di Shakespeare? La musica è estremamente importante nella sua cultura e anche nelle sue opere. Ci sono molte canzoni all’interno. Ma ci sono anche momenti di musica strumentale.

L’uomo che non ha la musica nell’animo” – dice Lorenzo ne “Il mercante di Venezia” – “ né si commuove alle dolci armonie, è nato ai tradimenti, alle rapine, al malaffare, ha foschi e tenebrosi come la notte i moti dello spirito..”.

La capacità di ascoltare la musica e di apprezzarne la concordia e l’armonia è visto come un segno distintivo di chi è pienamente umano, civilizzato – l’opposto di uno schiavo selvaggio e deforme.

praise musikeLa pagina a fianco è tratta da un piccolo libro intitolato “Elogio alla musica, di cui oltre l’antichità, la dignità e l’uso civile, è stato dichiarato legittimo anche l’uso nella congregazione della Chiesa di Dio”. È stato scritto nel 1580 a difesa dell’uso della musica in chiesa. I puritano, che non amavano le statue, i dipinti, le immagini scolpite e le rappresentazioni teatrali, non amavano nemmeno la musica. Amavano solo la fede espressa tramite parole pure. Quindi c’è stato un grande dibattito sul fatto se fosse appropriato avere la musica come parte integrante del culto.

L’autore di questo trattato fa spesso riferimento a cosa pensavano gli elisabettiani della musica in generale. Avevano una convinzione nota come “musica delle sfere”: l’idea che una sorta di armonia cosmica proveniente da Dio arrivi tramite i suoni, la concordia armoniosa delle diverse sfere, i pianeti del cielo che interagiscono fra loro. Il trattato, in lode della musica e della sua dignità, suggerisce molte cose su quello che può fare la musica. Un capitolo è intitolato “la soavità della musica”. Soave non significa sofisticato ma suadente, inteso come il potere di cambiare chi ascolta. In questo capitolo, la musica viene confrontata in modo esplicito con la poesia, la filosofia, l’armonia della natura. L’uomo è naturalmente felice con la musica e ci sono molte citazioni dai classici greci e latini sul potere della musica.

“Le bestie sono soddisfatte con la musica. I cavalli sono deliziati dalla musica. Gli uccelli e anche i pesci ne sono incantati.”

È l’idea che ci sia una sorta di armonia naturale. Che è proprio quella che ode Calibano. Poi, lo scrittore prosegue parlando degli effetti della musica. Si dice che la musica ha ogni tipo di effetto benefico, “mantiene gli uomini casti, li rende coraggiosi, toglie i peccati e vanifica la rabbia. Cura le malattie e scaccia gli spiriti maligni. Cura la pazzia”.

La musica è vivere in armonia con il mondo, rende umani e, in un certo senso, permette proprio agli uomini di entrare in contatto con Dio. Quindi il fatto di associare la musica a Calibano, anche se partecipa a “stratagemmi, tradimenti e spoglie” lo rende un personaggio particolarmente complesso e apre una finestra sull’importanza della musica nel teatro e nel mondo di Shakespeare.