Così Prospero rinuncia al suo libro magico e ai suoi poteri. La storia sembra avviarsi ad una conclusione. Egli sembra perdonare il fratello cattivo Antonio, sebbene Antonio sia stranamente silenzioso nella risposta. Immaginiamo un futuro felice per la prossima generazione, l’unione dinastica tra Milano e Napoli dal momento che Fernando e Miranda si sono sposati. Ma forse abbiamo un sentore dei problemi futuri. Vengono rivelati durante una partita a scacchi: Miranda accusa Ferdinando di barare – non l’inizio migliore per un matrimonio. Poi Prospero parla di ritirarsi nella sua Milano e pensa alla sua tomba. Parla per ultimo nell’Epilogo e sembra quasi esserci un’analogia tra lui che abbandona la sua magia e Shakespeare che rinuncia alla sua arte.
Questo è il modo in cui veniva interpretata durante il Romanticismo, nel primo XIX secolo. Il grande poeta e critico romantico, Samuel Taylor Colerdige, ha ritenuto che Prospero fosse un alter ego di Shakespeare. Al tempo di Coleridge, le persone iniziano, per la prima volta, a lavorare seriamente sulla cronologia delle opere di Shakespeare. Era stato calcolato che La Tempesta fosse una delle sue ultime opere teatrali.
Oggi è generalmente accettato dagli studiosi che La Tempesta sia l’ultima opera scritta dal solo Shakespeare. Sappiamo infatti che, in seguito, ha scritto altre opere (Enrico VIII e I due nobili congiunti) in collaborazione con un giovane drammaturgo, John Fletcher.
Sembra che Shakespeare si sia assunto il compito della formazione di Fletcher fino a farlo diventare il nuovo drammaturgo de Gli Uomini del Re. Tutto questo suggerisce che Shakespeare stesse cominciando a pensare al ritiro. Non sappiamo molto della sua salute, ma negli ultimi anni di vita ha trascorso sempre più tempo a Stratfordque -upon-Avon. Continua comunque a recarsi a Londra. Compra anche una proprietà – la portineria a Blackfriars, molto vicino al teatro coperto della sua compagnia. C’è inoltre una notizia che lo vede a Londra diciotto mesi prima della sua morte.
Quindi, è un po’ una leggenda che sia sia completamente ritirato dal mondo del teatro per cominciare una nuova vita da gentleman di campagna. Ma non c’è dubbio che ci sia una sorta di fine carriera, carriera che volge al termine con La Tempesta. Proprio questa opera racchiude tutte le sue migliori capacità: la sua arte nell’arte di Prospero…ed è per questo che l’addio di Prospero suggerisce quello di Shakespeare.
Ma il libro di Shakespeare? Non viene abbandonato come quello di Prospero. Piuttosto, i suoi libri sono stati salvati dalla sua compagnia teatrale. Durante la sua vita e carriera, circa metà dei lavori sono stati pubblicati come piccoli libretti da uno scellino noti come “quarti”. Erano testi a buon mercato e pronti da leggere. Questo è segno che Shakespeare e la sua compagnia fossero felici di vedere i proprio lavori stampati. Ma solo metà hanno visto la stampa durante la vita del drammaturgo.
L’anno della morte di Shakespeare, 1616, il suo amico e rivale Ben Johnson raccoglie tutte le sue opere in un folio, un grande e pesante volume simile, nella fattura, alle Cronache di Holinshed o le Vite di Plutarco, grandi collezioni di opere classiche.
Un paio di anni dopo, un editore non autorizzato, un certo Pavier, sembra aver avviato una raccolta di tutte le opere di Shakespeare. Otto o nove opere, attraverso l’impaginazione, venivano rilegate insieme. Ma non era una pubblicazione autorizzata dalla compagnia teatrale. Heminges, Condell o Burbage (grande amico di Shakespeare) ottengono un ordine restrittivo per Pavel e chiunque altro riguardo la stampa dei lavori di Shakespeare. Essi stessi hanno cominciato a raccogliere i testi già pubblicati, i manoscritti di quelli che non avevano e a mettere insieme un volume poi pubblicato nel formato del folio. Questo libro si intitolava Commedie, Storie e Tragedie del maestro William Shakespeare. Era una raccolta di 36 lavori, autorizzati dalla compagnia. Burbage è morto, così sono stati Condell e Heminges, forse con l’aiuto di Ben Johnson, a curare il processo di stampa. Il volume prevede una dedica al conte di Pembroke, patron della compagnia teatrale, e al fratello, conte di Montgomery. Un saggio di prefazione degli attori parla delle abilità di Shakespeare come scrittore, di come i manoscritti sono giunti nella loro mani, dei dubbi sulla paternità di alcuni lavori. C’è anche un poema dedicatorio di Ben Johnson che descrive Shakespeare come il Cigno di Avon, il poeta di Stratford, il più grande drammaturgo della storia.
Se non fosse stato per il folio, metà delle opere di Shakespeare sarebbe andata persa. La cosa davvero interessante, per quel che riguarda La Tempesta, è che viene stampata per prima. Se si sfogliano le pagine iniziali si può leggere la dedica, la lista dei contenuti, l’elenco degli attorie poi il testo vero e proprio. Dal punto di vista teatrale, è un’opera abbastanza semplice e breve. È stata la prima opera stampata perché il manoscritto era il più facile da reperire. Ma c’è anche un motivo simbolico. È un’opera ricca di arte e di teatro. Lo stesso Prospero sembra un drammaturgo, un direttore di teatro. Prospero è come Shakespeare. La Tempesta è una vetrina dell’arte di Shakespeare e sembra giusto stampare proprio il suo ultimo lavoro, così ricco nel testo, complesso ma anche semplice.