Cleopatra, regina d’Egitto – bellissima, ricca, sensuale e carismatica. Ma come viene rappresentata sul palcoscenico da Shakespeare? Sappiamo che per il personaggio di Antonio ha preso spunto da le Vite parallele di PLutarco, tradotto in inglese da North. Shakespeare ne avrà di certo posseduta una copia e il suo occhio sarà stato catturato dalla nota a margine nelle pagine dove viene descritta la donna e che dice:
“La meravigliosa sontuosità di Cleopatra, regina d’Egitto, mentre si reca da Antonio a Cidno”
Questo è il passaggio contenuto nel testo di Plutarco:
“La regina risaliva il fiume sopra una galea dalla poppa d’oro, che spiegava al vento vele di porpora. I remi d’argento eran mossi dai vogatori alla cadenza d’una dolcissima musica di cetre, di flauti e d’altri strumenti.
Cleopatra era assisa sopra un piccolo trono, sotto un padiglione intessuto d’oro. Sembrava veramente la dea Venere come la raffigurano gli statuari e i pittori. Ai lati, graziosi fanciulli lefacevano vento come amorini. Attorno a lei, damigelle che sembravan Grazie e Nereidi, mettevano in risalto lo splendore della regine.
Altre deliziose fanciulle erano al timone, al sartiame, alle corde. Un soave odore si effondeva fino alle rive perché la nave lasciava al suo passaggio una scìa di profumi. Due ali di folla accompagnavano dalle alzaie il remaggio della galera ed altra gente accorreva dalla città per vedere il meraviglioso arrivo della dea che veniva a fa visita a Dioniso. E tanta era la moltitudine di persone, che Antonio rimase solo sulla piazza del mercato a dare udienza.”
Shakespeare deve aver pensato che sarebbe stato magnifico rendere sul palco una scena come questa, dove centinaia di persone accorrono al fiume per vedere la lussuosa chiatta su cui Cleopatra appare ad Antonio in tutta la sua magnificenza. È ovvio che questa scena non poteva essere realizzata si un palco. Non era il mondo dei musical moderni e degli effetti tecnologici. Quindi Shakespeare doveva agire in modo diverso. E lo fa attraverso la poesia. Ha scritto pensando ad un palcoscenico spoglio con pochi oggetti di scena, arredamenti e scenari. Ha messo la massima immaginazione nelle parole. Prende spunto dal passaggio di Plutarco, e fa recitare parole meravigliose a Domizio Enobarbo, grande amico di Antonio. Da notare come Shakespeare metta nel testo qualcosa di assolutamente originale, trasformando la prosa in vera poesia:
La galea su cui ella sedeva
come un trono brunito ardea sull’acqua;
la poppa era tutt’oro martellato,
di porpora le vele, e un tal profumo
ne esalava per l’aria tutt’intorno,
da far languir d’amore i venticelli;
i remi eran d’argento,
e tenevano il ritmo al suon di flauti,
e l’acqua smossa li seguiva rapida
come invaghita dalle lor palate
Abbiamo, quindi, gli stessi dettagli e gli stessi elementi: la poppa dorata, i profumi, i remi d’argento. C’è quasi l’idea che i venti e le onde si innamorino di Cleopatra. Questa è un’idea di Shakespeare e non di Plutarco.
Quanto alla sua persona,
superava qualsiasi descrizione:
era seduta sotto un baldacchino
di seta, tutto trapunto d’oro,
e offuscava l’immagine di Venere,
com’è rappresentata nei dipinti
dove vediamo che la fantasia
sopravanza di molto la natura:
ai due lati paffuti fanciulletti,
come tanti Cupidi sorridenti,
agitavan flabelli varipinti,
e pareva che il loro ventolio
infiammasse la sue morbide guance,
da loro setssi prima rinfrescate:
un bellissimo fare e poi disfare.”
Di nuovo Shakespeare riprende quasi alla lettera l’immagine di Plutarco: la regina seduta sotto un baldacchino di seta e oro e le vesti che la fanno assomigliare quasi alla dea Venere. Shakespeare immagina quasi l’aria che ammira e loda Cleopatra lasciando un vuoto intorno ad Antonio. È come se tutto il potere del trono imperiale sul quale Antonio siede fosse risucchiato dalla bellezza e dall’allure di Cleopatra.
Un poco più avanti, in Plutarco, c’è una nota a margine circa la bellezza della regina, in cui l’autore dice:
“La sua bellezza non era così superiore a quella di altre donne. Ma la sua compagnia e la sua conversazione erano così dolci che un uomo non poteva fare a meno di innamorarsi di lei”.
Quindi non è solo la bellezza fisica. Plutarco suggerisce che CLeopatra non sia poi così tanto bella. Ma il suo fascino, il suo modo di conversare conquistano tutti. Ed è per questo che, ogni volta, vediamo Antonio pensare di potersi allontanare da lei, tornare a Roma, tornare ai suoi impegni militari e politici. Ma il suo fascino, la sua saggezza, la sua sensualità lo riportano sempre indietro. L’uomo è completamente stregato da lei.
Nell’immagine di lei come la dea Venere, forse rivediamo il mito classico di Marte, dio della guerra, catturato in trappola dalla dea. La battaglia tra amore e guerra, desiderio e dovere, la sfera personale e quella politica è al centro di Antonio e Cleopatra.